Terzo album in studio per i Logos, gruppo progressive italiano formatosi a Verona nel 1996 come cover band di Le Orme. Dopo nuovi arrivi nella formazione, la band incomincia a comporre brani inediti e originali fino alla pubblicazione nel 1999 del loro album di debutto, autoprodotto, intitolato appunto “Logos”.
Tornano successivamente sulla scena discografica nel 2001 con un secondo album, ancora una volta autoprodotto, dal titolo “Asrava”.Dopo ulteriori cambi di line-up e parecchi anni di silenzio, ricompaiono con un nuovo lavoro dal titolo “L’enigma della vita”che si preannuncia interessante. La musica dei Logos si ispira sia ai gruppi storici del progressive italiano anni settanta come Le Orme, Il Banco del Mutuo Soccorsoe la PFM sia ai giganti del progressive mondiale come i Genesis e i King Crimson. Il disco si apre con un breve preludio “Antifona”con cui comincia il viaggio dentro L’enigma della vita. Atmosfere rarefatte e suoni particolari ci prendono per mano.
Senza soluzione dicontinuità comincia il secondo brano “Venivo da un lungo sonno” che continua la sequenza musicale dell’introduzione, ma con l’aggiuntadella batteria che conferisce ritmo al brano. Si aggiungono tastiere e una nuova melodia, che a tratti ricorda lo stile di alcuni brani dei Kraftwerk.Cambio di ritmo, il brano si velocizza, sempre guidato dal gradevole assolo di chitarra, poi si fa più lento e arrivano anche degli arpeggi.Inizia la parte cantata.
Gradevole assolo di basso che si contrappunta alla chitarra elettrica e poi ancora lungo assolo di chitarra elettricasu tappeto di tastiere. Il viaggio continua. Segue “In fuga” dall’inizio intrigante, dominato dalle tastiere ben supportate dal basso.Parte cantata e ottime variazioni musicali, il ritmo aumenta e la canzone corre verso la fine tra assoli di tastiere e di chitarra. Al momento il brano migliore dell’album.Il disco procede con Alla fine dell’ultimo capitolodal ritmo deciso e dalle interessanti parti vocali. Assoli di tastiere e cambi di ritmo tracciano la linea progressive della canzone che assume diverse identità musicali.
Carino il finale increscendo con atmosfera epica. N.a.s.parte in maniera molto potente e ritmata col basso in evidenza a dialogare con le tastiere e la chitarra.Un brano quasi dissonante in alcune parti, dominato dal sintetizzatore e dalla chitarra elettrica che eseguono assoli su una base geometrica di basso e batteria.L’enigma della vita parte in crescendo con il basso in bella evidenza. A differenza degli altri brani del disco è molto cantata.In principio parte come brano acustico lento e delicato, ben cantato e coinvolgente.Segue un lungo passaggio a vuoto con arpeggi di chitarra acustica, basso e organo.
La musica è molto bella e ispirata.Stupende variazioni sul tema portante in stile Steve Hackett. Perfetto il cambio perentorio di espressione e di ritmo ai due terzi della canzone.Arriva una chitarra elettrica distorta e pià dura su un crescendo di parte ritmica che rende il finale inquieto,fino a un ulteriore cambio di direzione che ci accompagna al brano successivo. Assolutamente la traccia migliore dell’intero disco.Davvero una bella sorpresa.
Completamente estranei è nuovamente una canzone lunga di oltre sette minuti.Impianto potente in crescendo con caratteristiche sinfoniche, consolida la linea intrapresa con il brano precedente.Qualche sentore dei mitici Goblin appare di tanto in tanto nella melodia così come nella linea del basso. In quale luogo si fermò il mio tempo è una traccia piùbreve delle altre, caratterizzata dal pianoforte che esegue una melodia lenta, struggente e malinconica che ci traghetta verso Pioggia in campagnadi oltre dieci minuti che parte in maniera epica e sinfonica con un crescendo di percussioni e di tastiere per poi virare improvvisamenteverso un cantato malinconico, supportato da arpeggi di chitarra classica. Passaggio a vuoto, cambio di ritmo. Un pianoforte ossessivo prende la scena, intramezzatoda un riff di chitarra elettrica e poi arriva un assolo di organo Hammond. Molto interessante.
Il disco si conclude con Il rumore dell’aria, un brano narrato su un sottofondo di pioggia etastiere dalle caratteristiche evocative e oniriche.Un disco ambizioso e ben costruito di oltre settanta minuti che va sentito a lungo.Ottime le composizioni musicali, in alcuni casi dalla durata eccessiva. Non sempre i brani migliorano se allungatisenza decisi cambi di ritmo e di variazioni musicali che ne giustifichino l’estensione.Le atmosfere sono a volte rarefatte e a volte ben determinate. Gli strumenti amalgamati in un insieme quasi sempre coeso e armonico.
In principio è un piccolo capolavoro. Parte iniziale dell’album ottima, un lieve calo di intensità dopo i primi tre brani,parte centrale di eccezionale bellezza e finale ancora di alto livello. I brani migliori del disco sono In fuga per la sua struttura compositiva,In principio per le sue variazioni e il suo impianto musicale in perfetto stile progressive,Completamente estranei per la sua traccia melodica e i suoi tappeti di basso e infine Pioggia in campagnaper la sua configurazione epica e i suoi assoli di tastiere.Davvero un’ottima prova per i Logos che se avessero rinunciato a qualche allungamento eccessivo di alcuni brani,centellinandone la linea, avrebbero confezionato un album perfetto.Una produzione già matura dal punto di vista musicale e compositivo da ascoltare e da gustare con calma e attenzione.