NonSoloProgRock

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NonSoloProgRock di Massimo Salari

Chi segue con attenzione il Rock Progressivo Italiano (RPI) probabilmente conosce il nome Logos. I veronesi si formano nel 1996 suonando inizialmente cover di band quali Banco Del Mutuo Soccorso ed Orme in primis. Ma la qualità compositiva della band ben presto trova luce e spazio nell’album d’esordio “Logos” del 1999. Inizia la carriera della band, sempre rispettosa dei suoni curati e raffinati del Progressive Rock. Segue nel 2001 “Arsava”, altro album autoprodotto che porta il gruppo all’attenzione dell’Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa, la quale produce nel 2014 il loro terzo album intitolato “L’Enigma Della Vita”, ottimamente recensito dalla critica e ben accolto dal pubblico.

Passo dopo passo, disco dopo disco, i Logos maturano e portano avanti nel tempo il credo sonoro. Ad oggi sono formati da Luca Zerman (voce, tastiere), Fabio Gaspari (voce, basso, chitarra, mandolino), Claudio Antolini (piano, tastiere) e Alessandro Perbellini (batteria).

Il cantato è in lingua italiana e racconta la storia triste di Sadako Sasaki, bambina di Hiroshima che all’età di due anni durante la seconda guerra mondiale, vede esplodere la bomba atomica nella sua città. 6 agosto 1945, ore 8:14 e 45 secondi del mattino. Riesce a salvarsi, ma ad 11 anni, dopo una competizione sportiva, è colta da malore. La sentenza dell’ospedale è spietata: leucemia. Ma Sadako non si arrende, conosce una leggenda giapponese che narra “Chi piegherà mille gru con la tecnica degli origami, vedrà i propri desideri esauditi”. La giovane inizia a piegare, ma purtroppo si fermerà a 644. Questo simbolo di pace verrà portato a conclusione dai suoi amici e da tutti coloro che sono rimasti colpiti dalla sua storia.

L’artwork che accompagna il concept è a cura dei Logos stessi e di Claudio Antolini, esso  racchiude le immagini delle opere di Marica Fasoli e le foto di Jim Kleeman, Alberto e Nicolò Gaspari e Andrea. All’interno anche la spiegazione degli origami e delle loro tecniche oltre che ovviamente i testi delle canzoni.
Nella musica si avvalgono dell’ausilio di special guest, qui famosi nell’ambito come Elisa Montaldo (voce in “Il Sarto”), Massimo Maoli (chitarra in “Sadako E Le Mille Gru Di Carta”), Simone Chiampan (batteria in “Il Sarto”) e Federico Zoccatelli (sax in “Paesaggi D’Insonnia”).

Lo strumentale “Origami In SOL-“ apre l’album con tastiere in evidenza, il sound è di per se Prog al 100%, ampio, enfatico ed orecchiabile, un mix fra passato e presente che sicuramente è la gioia degli estimatori. Esso conduce a “Paesaggi D’Insonnia”, supportato da una ritmica importante come un certo Banco Del Mutuo Soccorso esprime nei momenti strumentali in opere come “Darwin” o “BMS”. E poi giunge l’apertura tastieristica che ci catapulta nel mondo di PFM, New Trolls, Orme, in parole povere la storia è raccontata e tramandata. Undici minuti di grande musica, elegante, dinamica e ben arrangiata.

I Logos preferiscono esibirsi in brani lunghi, dieci minuti è la durata di “Un Lieto Inquietarsi”, fuga strumentale in partenza e musica per la mente a seguire. Il più breve ha la durata di sei minuti e richiama il sound dei Procol Harum, una dolce canzone impreziosita dalla voce di Elisa Montaldo intitolata “Il Sarto”. Il canto che si incrocia fra l’uomo e la donna ha sempre il suo grande fascino, la riuscita è assicurata.
Altra mini suite è “Zaini Di Elio”, un fantastico racconto sonoro. “Gonfiarsi di odori e di colori affondando le dita nel bordo dei cieli”, le parole narrano alla perfezione le sensazioni provate all’ascolto, una musica ampia, senza tempo che è incastonata nel dna del Prog.

In conclusione la vera suite, il brano portante, ossia “Sadako E Le Mille Gru Di Carta”. Quasi ventidue minuti di grande  musica. La tristezza dell’argomento “morte” esalta ancora maggiormente l’ascolto di note che spesso già da sole hanno la capacità di farci scorrere una lacrima sulla guancia il tutto fra nostalgia sonora e brividi.
I Logos hanno avuto il coraggio di trattare un concept forte, lo hanno fatto con rispetto ed amore, riportando in terra Sadako, una bambina come tante che per la stupidità umana non è potuta diventare donna.

Anch’io alla fine del disco ho provato a fare una gru di carta, perdonami Sadako, non sono stato bravo, non ho grande manualità, ma voglio mettere questo risultato fra i miei dischi vicino a i Logos così anche tu, come la musica, resterai per sempre nel mio cuore.

MS

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